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giornata 1.062







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SOTTO: A)-Intantésim B)-Grim C)-Fivuluzzâ
Le INTANTESIM brode des belles phrases sans élégance mais très
exquises et distinguées. Après il n'en fait rien. Il les
souffle dans le bec du GRIM en lui léchant la langue. Un bec
n'étant pas une oreille c'est la FIVILUZZA qui en paye les
horribles conséquences.

L'INTANTESIM(A) ricama belle frasi senza eleganza, ma che si
vogliono squisite e distinte, senza volerne fare qualcosa di
adeguato o d'utile. Solo esso le soffia nel becco del GRIM(B)
profittando per leccargli la lingua.
Un becco non essendo un'orecchia, capita che sia la FIVILUZZA(C)
a pagare lo scotto di questo modo di fare.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤ VOIR aussi: LA MENAGERIE IMPOSSIBLE:
MAX CAPA 14/libri disegnati
www.bloggers.it/ldm
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CRONACHE DI GIUSSANA.
Pomeriggio e sera con i pesci per aria.
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(6) *** i tafani dentro l'anima ***
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(...)
E poi, quasi d'un tratto si rese conto che non gli conducevano
più feriti insopportabili, a braccia o su barelle improvvisate
con due bastoni e una lettiga di frasche e fieno, su carrette a
due ruote o dentro un biroccino trainato da una bicicletta.
Gli ci volle un paio settimane prima di disporre della completa
spiegazione del fenomeno. Per ordine del comandante
di battaglione, una bravissima persona che
spesso lo voleva a mensa con lui per il gusto di parlar
francese e italiano,i feriti tremendamente mutilati dovevano
conoscere il sollievo della morte sul posto stesso
dove venivano ritrovati. E subito sepolti, dopo aver
ricevuto il colpo di grazia nella nuca.
Il Dott. Bruni,il sottotenente Bruni concluse acidamente,dopo
la sorprendente scoperta, «che in fondo i militari erano
più umani dei medici», che persisterebbero pure a salvar «un
morto», con il loro pervicace accanimento terapeutico. «Sono
intelligenti i militari, nell'abolire la sofferenza quasi
postuma...» concluse egli mentre metteva al corrente
l'infermiere sardo e altri due aiutanti che capivano un poco
l'italiano. Puddu aveva per un momento stretto le labbra
cogitabondo, ma pure colto il pallore grigiastro che
si estendeva sul volto di Bruni. «Effettivamente. Mi
fa pensare a mio padre, quando ero piccolino e mi correggeva.
Diceva che solo un uccello stupido persiste a covare l'uovo marcio...»
biascico', poi fece un gesto di stizza, a chiudere «l'incidente».
Allora si rimise in movimento: «Voi non conoscete, carissimo dottore,
la barzelletta delle due coppie di sposi che vanno insieme in
viaggio di nozze a Parigi! Ve la scodello calda calda!» incomincio'.
E Bruni scoppio' a ridere. Pregustando la storiella...
Che altro poteva fare?
(7)*** le cicale sotto il sole ***
Andrilla Bruni, ch'era una stupenda ed esile ragazzina sui quattordici
anni, dal volto ben fatto in ovale con il mento fine come un disegno
d'altri tempi in cui le labbra piccole e ben incise entrano armoniose
nell'insieme ridotto elegantemente sulla fronte dalla morbida
capigliatura insieme ai grandi occhi mobili, espressivi,
ben fatti e nitidi, limpidi -in un viso
insieme intelligente, severo e soave-
aveva diligentemente riposto il violino nel suo astuccio
nero di guttaperca, ricopertolo con un drappetto di
velluto, una carezza (porpora, uguale all'ultima toga di Cesare,
in quel 15 marzo del 44, cosi' lei pensava), per guardare
con impegno il grosso
temporale che si annunciava e lo aveva seguito poi con cura (...)
(*** SEGUE in completo in MAX CAPA 12:TESTI
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